Per raggiungere la cima di quella che una maggioranza incoerentemente continua a definire
"catena alimentare"
occorre percorrere un lungo processo che comincia con la fine della vita di qualcun altro.
Il luogo che
si pone tra " quel pezzo di carne" e un animale vivo è il mattatoio.
Questa catena di smontaggio si trova nascosta in edifici anonimi, circondati da muri e da inferiate,
questi luoghi sono situati "convenientemente" lontani dai centri abitati, fuori dalla vista di coloro che consumeranno le loro carni
questi luoghi sono situati "convenientemente" lontani dai centri abitati, fuori dalla vista di coloro che consumeranno le loro carni
Dopo estenuanti viaggi di notte al freddo e con pochissimo spazio per potersi muovere, l'animale viene guidato dal personale addetto, spesso con l'ausilio di pungoli elettrici e bastoni lungo un percorso obbligato, raggruppati gli uni sugli altri gli animali non sanno darsi una ragione di cio' che gli stà accadendo.
Nel corridoio della morte che conduce alla trappola di stordimento si compiono gli ultimi passi ,
l'odore di morte aleggia nell'aria, la paura contagia gli altri individui in attesa che il loro destino si compia.
Gli animali si vedono "sparire", uno dopo l'altro, attraverso quella porta di ferro.
l'odore di morte aleggia nell'aria, la paura contagia gli altri individui in attesa che il loro destino si compia.
Gli animali si vedono "sparire", uno dopo l'altro, attraverso quella porta di ferro.
Le urla di terrore e lo scalpitio degli zoccoli sul pavimento di metallo, in un vano, ultimo tentativo di sottrarsi alla morte sono gli ultimi atti vissuti da queste creature.
Ogni anno 58 miliardi di animali ( senza contare i pesci ) vengono uccisi con queste modalità nel mondo.
http://animalrights.about.com/gi/o.htm?zi=1/XJ&zTi=1&sdn=animalrights&cdn=newsissues&tm=26&f=00&tt=3&bt=1&bts=1&zu=http%3A//animaldeathcount.blogspot.com/
http://animalrights.about.com/gi/o.htm?zi=1/XJ&zTi=1&sdn=animalrights&cdn=newsissues&tm=26&f=00&tt=3&bt=1&bts=1&zu=http%3A//animaldeathcount.blogspot.com/
SE NON VUOI CONTRIBUIRE A TUTTO QUESTO DIVENTA SUBITO VEGAN, UNA
SCELTA RIVOLUZIONARIA CHE OLTRE A MIGLIORARE LA TUA QUALITA' DELLA VITA E MINIMIZZARE L'IMPATTO CHE IL NOSTRO RELATIVO BENESSERE ESERCITA
SULL'AMBIENTE, RAPPRESENTA IL PRIMO PASSO ESSENZIALE PER IL BOICOTTAGGIO
DI UNA INDUSTRIA ALIMENTARE CHE CI VORREBBE INCONSAPEVOLI E INSENSIBILI
ALLA SOFFERENZA DI ALTRI ESSERI VIVENTI.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaQuesto blog originariamente si ispirava al lavoro di un fotografo di nome Tommaso Ausili.
RispondiEliminaCome associazione intendevamo organizzare in città una mostra fotografica intitolata "La Morte Nascosta" allestendo, insieme alle foto di questo personaggio, una installazione sonora , olfattiva e visiva di nostra concezione che riproducesse, nel suo insieme, l'esperienza reale del "passaggio" in uno di questi luoghi.
Ausili, non condividendo queste finalità ci ha chiesto di non farlo.
Abbiamo desistito quindi dall'idea di utilizzare le foto dell'Ausili,le quali sono state sostituite con delle altre.
Anche il testo che accompagnava le fotografie, originariamente tradotto dall'inglese, anch'esso opera dell'Ausili, è stato modificato per evitare contorsioni legali da lui preventivate.
Il signor Ausili crede che l'esperienza del mattatoio, come l'ha raccontata lui, non la abbia mai raccontata nessun altro.
Secondo il signor Ausili le migliaia di report che descrivono lo scalpitio sui pavimenti di ferro, il terrore delle creature prigioniere in questi posti, gli animali che scompaiono uno dopo l'altro nei corridoi della morte, la freddezza del personale che uccide per mestiere, insomma, l'Ausili crede che a parlare di questo olocausto che va' avanti, in maniera così organizzata e silente, almeno da 100 anni sia stato solo lui.
Naturalmente il signor Ausili si sbaglia, ma noi ci siamo comunque adeguati al suo supposto primato e abbiamo modificato anche il testo.
Ripensandoci, l'utilizzo di foto scattate da un soggetto apparentemente freddo e distante almeno quanto quel "personale specializzato" che opera in questi veri e propri lager, non avrebbe reso più interessante il lavoro che andremo a fare, anzi, lo avrebbe probabilmente squalificato contaminandolo con quel misero senso di ipocrita qualunquismo che distingue alcuni artisti o presunti tali.